Dopo il Covid-19 il termine “vaccino” è diventato popolare anche in ambito non-scientifico.
Pur essendo molti gli studi condotti, ancora oggi non a tutti può essere chiaro come funzioni un vaccino.
Il vaccino simula il primo contatto con il patogeno ma senza causare malattia, poiché l’agente infettivo è indebolito. Il concetto base è la memoria immunologica: serve a prevenire le infezioni istruendo il nostro sistema immunitario
I vaccini a mRNA le istruzioni per produrre una proteina specifica. Sono veicolati tramite nanoparticelle lipidiche che si fondono con la membrana plasmatica della cellula muscolare, nel caso di vaccinazione intramuscolare.
La proteina prodotta verrà riconosciuta come estranea dal sistema immunitario, che di conseguenza produrrà anticorpi specifici in grado di aggredire il virus, in caso di necessità.
Il principio alla base dei vaccini per un patogeno e per il cancro è il medesimo: istruire il sistema immunitario a individuare e a combattere un elemento potenzialmente pericoloso.
I batteri e i virus sono più facili da riconoscere perché presentano una struttura molecolare diversa e il target da individuare è uguale per tutti. Mentre un tumore varia da persona a persona.
Ci sono due tipologie di vaccino per il cancro:
- 1) preventivi: contro agenti infettivi che possono causare tumori, come il virus dell’epatite B. Sono analoghi ai vaccini per le malattie infettive.
- 2) terapeutici: sono per pazienti malati e lo scopo è curare la malattia.
Un vaccino per il cancro allerta il sistema immunitario che un tumore sta crescendo, cosicché le cellule immunitarie possono distruggerlo senza danneggiare le cellule sane.
Bisogna identificare un antigene specifico tipico delle cellule cancerose. Abbiamo due tipologie di antigeni:
- 1)TAA
- 2)TSA
1)Tumour Associated Antigen, non ottimali poiché presenti sia nelle cellule sane che malate; il rischio è di andare a bersagliare cellule sane indispensabili per l’organismo.
2) Tumour Specific Antigen, sono specifici per le cellule tumorali, ma bisogna individuare l’antigene condiviso dal maggior numero di pazienti con quella tipologia specifica di tumore.
Come sono formulati?
Sono isolate le cellule immunitarie (le APC) dal sangue del malato, poi sono messe in contatto con un antigene ossia il bersaglio della risposta immunitaria e lo presentano ai linfociti. Le APC vengono reiniettate nel paziente dove attivano i linfociti che attaccano il tumore.
I vaccini a mRNA contro il cancro potrebbero diventare un nuovo pilastro nella cura personalizzata contro i tumori. È chiaro che per ottenere un risultato sempre migliore bisognerà trovare la giusta combinazione terapeutica per ogni paziente, per esempio somministrare un vaccino in associazione a radioterapia.