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Le due facce dell’interferone γ, 1ª parte 

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Tempo di lettura: 3 min

Ad oggi l’immunoterapia riesce ad offrire beneficio ai pazienti oncologici in alcuni casi portando alla completa eliminazione del tumore. Tuttavia esistono delle eccezioni, infatti molti pazienti non rispondono all’immunoterapia, ciò stimola i ricercatori a definire sempre più finemente i casi limite per l’applicazione di tale trattamento.
Nel 1980 è stato formalmente identificato l’interferone gamma (IFNγ) molecola appartenete alla famiglia delle citochine .
L’IFNγ ha un ruolo importante in varie malattie, come il cancro. Inizialmente si pensava che l’IFNγ avesse solo effetti antitumorali e studi condotti in questa direzione hanno scoperto gli effetti citotossici dell’IFNγ sulle cellule tumorali, che venivano così eliminate.
Successivamente sono emersi anche gli effetti pro-tumorali dell’IFNγ. Fu scoperto che l’IFNγ promuove l’espressione di diverse molecole inibitorie, contribuendo alla proliferazione incontrollata.
Questa duplice natura suggerisce che tale molecola possa avere un ruolo nella responsività o meno all’immunoterapia.
Molti trattamenti immunoterapici e chemioterapici antitumorali inducono la produzione di IFNv da parte di vari tipi di cellule, come le cellule T attivate e le cellule Natural Killer.

In questo breve articolo analizzeremo il paper pubblicato il 21 Giugno 2021 su “Nature” in cui sono stati analizzati i diversi effetti dell’IFNγ nel microambiente tumorale (TME) e sono state passate in rassegna le cellule che producono IFNγ.
In questa prima parte ci concentreremo sull’IFNγ e il suo ruolo nel TME, mentre nella seconda parte analizzeremo alcune tipologie di cellule immunitarie che producono IFNγ.

I RUOLI DELL’IFNγ: 

Nonostante l’IFNγ abbia effetti citotossici diretti sulle cellule tumorali, la sua applicazione terapeutica non è attualmente possibile, questo perché anche le cellule sane attuano risposte cellulari legate all’IFNγ.
Questo significa che potenzialmente ha effetti citotossici anche sulle cellule immunitarie antitumorali. Pertanto le immunoterapie antitumorali che inducono la produzione di IFNγ hanno il potenziale indesiderato di aggravare la natura del tumore.
Tutte le cellule nucleate  possono rispondere all’IFNγ, pertanto i suoi effetti  sono complessi e dipendono  dall’equilibrio tra:

  • La segnalazione antitumorale: Questa citochina media l’uccisione delle cellule tumorali, la proliferazione e attivazione delle cellule immunitarie. Quindi agisce come un alleato del sistema immunitario. L’IFNγ è stato inizialmente denominato “fattore di attivazione macrofagica” per il suo ruolo nel guidare l’attivazione classica dei macrofagi, ossia verso un ruolo proinfiammatorio e antitumorigenico. In questo caso parliamo di macrofagi di tipo “M1″. I macrofagi M1 hanno una maggiore attività di sorveglianza nei confronti del tumore.
  • La segnalazione pro-tumorale:  In questo caso tale interferone favorisce la formazione di nuovi vasi sanguigni (angiogenesi), stimola la proliferazione delle cellule tumorali, inattiva il sistema immunitario, meccanismo noto come immunosoppressione; quindi agisce come un nemico del sistema immunitario. 
 
 
In futuro potrebbe essere possibile sviluppare approcci più personalizzati per orientare l’immunoterapia oncologica, basata su IFNγ, verso effetti esclusivamente antitumorali.
 
LA SECONDA PARTE:
 
FONTE:
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Da studente di biologia mentre approfondivo i miei interessi scientifici ho voluto renderli più comprensibili alle persone non appartenenti a questo ambito.

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