Le sue origini:
Il tumore ovarico si origina in seguito alla proliferazione incontrollata delle cellule che compongono l’ovaio.
Il rapporto “Global Cancer Statistics 2020”, frutto della collaborazione tra l’American Cancer Society (ACS) e l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), mostra che a livello globale questo tumore rappresenta il 3/4% circa di tutti i tumori che colpiscono le donne.
Il rapporto “Global Cancer Statistics 2020”, frutto della collaborazione tra l’American Cancer Society (ACS) e l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), mostra che a livello globale questo tumore rappresenta il 3/4% circa di tutti i tumori che colpiscono le donne.
Le mutazioni a livello del DNA, come accennato nell’articolo “Quali sono le cause del cancro?“, sono una delle caratteristiche chiave dei tumori e portano ad avere cellule con DNA danneggiato in grado di proliferare.
Nel caso del carcinoma ovarico sono individuabili mutazioni a carico dei geni BRCA1 e BRCA2.
Queste mutazioni possono essere monitorate tramite test BRCA così da individuare soggetti potenzialmente a rischio.
Inoltre Secondo la Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), una percentuale tra il 6% e il 25% circa dei tumori maligni dell’ovaio presenta una mutazione in tali geni.
Per approfondire la differenza tra tumore benigno e maligno si consiglia la lettura dell’articolo ” Tumori benigni e maligni“.
Il carcinoma ovarico è un tumore definibile subdolo per due motivi principali:
- molto spesso sfugge alla diagnosi precoce; non viene rilevato sia perché i sintomi che lo contraddistinguono sono molto spesso generici sia per la difficoltà nel rilevarlo precocemente. Nella maggior parte dei casi quando il tumore viene diagnosticato in stadi avanzati in cui si è già diffuso;
- presenta un’alta eterogeneità genetica; significa che è caratterizzato da un’alta frequenza e variabilità di mutazioni; ciò non permette l’identificazione di di un chiaro bersaglio per terapie farmacologiche.
Inoltre questo tumore nella maggior parte dei casi nasce già con caratteristiche metastatiche. Questo significa che in primis si diffonde e solo dopo da vita a masse rilevabili tramite ecografia.
Inoltre ha un’altra probabilità di ripresentarsi come recidiva. In questo caso le cellule cancerose presenti sono quelle sopravvissute al primo ciclo di trattamenti.
Nuovi approcci:
Il carcinoma ovarico a causa della sua complessità genetica e della difficoltà nell’essere diagnosticato precocemente rimane una grande sfida per la ricerca.
L’asportazione chirurgica seguita dal trattamento chemioterapico rimane un punto cardine per trattare questo tumore.
Oggigiorno si stanno sperimentando combinazioni di chemioterapici con somministrazione settimanale e non più mensile.
Studi basati sul test BRCA suggeriscono che pazienti affette da questa neoplasia presentano una sensibilità farmacologica a combinazioni terapeutiche con derivanti del platino.
Si è iniziato anche ad usare la terapia anticorpale come per esempio il bevacizumab, un anticorpo antiangiogenico.
Un ulteriore progresso è stato fatto nell’ambito della diagnosi. Secondo lo studio “The United Kingdom collaborative trial of ovarian cancer screening” pubblicato nel 2021 su “The Lancet“, l’unione dell’ecografia transvaginale con programmi di screening basati sull’individuazione di marcatori tumorali nel sangue, come il CA-125, aumenta la possibilità di diagnosticare questo tumore precocemente.
FONTI: