Alla scoperta di MOv18 IgE

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Tempo di lettura: 4 min

Oggi giorno le nuove terapie per il cancro vedono sempre più il coinvolgimento del nostro sistema immunitario per combattere tale malattia.
Ad esempio gli anticorpi monoclonali rappresentano una tipologia di trattamento per sopprimere l’attività delle cellule tumorali e per allertare il sistema immunitario; per essere più precisi possono bloccare l’attivazione di diversi meccanismi all’interno della cellula tumorale, come la proliferazione incontrollata.
Ad oggi gli anticorpi monoclonali approvati per terapie contro il cancro appartengono alla tipologia di anticorpi più diffusa nel sangue, le IgG; tuttavia i ricercatori si sono anche cimentati nell’utilizzo delle IgE, un’altra tipologia di anticorpi, che offre la possibilità di aumentare l’efficienza delle cellule del sistema immunitario adibite a eliminare le cellule anomale, in questo caso quelle cancerose.
Riguardo a questo argomento si è focalizzata l’attività di ricerca di James Spicer e collaboratori. Il loro obiettivo primario è quello di esplorare la sicurezza e la tollerabilità di MOv18 IgE, un anticorpo chimerico appartenente alle IgE di prima classe.
Tale anticorpo è definito chimerico perché viene ingegnerizzato in laboratorio per poi essere reinfuso nei pazienti con tumori che esprimono il relativo antigene, ossia il bersaglio dell’anticorpo.

Nel sangue la quantità di IgE è più bassa rispetto a quella delle IgG; inoltre le IgE garantiscono la sorveglianza immunitaria nei tessuti.
Il meccanismo con cui funzionano gli anticorpi terapeutici è mediato in parte dal loro legame con i recettori specifici, ossia i recettori Fc che sono presenti sulle cellule del sistema immunitario.
La struttura del recettore Fc delle IgE differisce da quella delle IgG e l’affinità delle IgE per i propri recettori è molto elevata rispetto all’affinità delle IgG per i loro recettori Fc.
Per questo motivo i farmaci che utilizzano gli anticorpi IgE possono mediare una risposta immunitaria più potente contro le cellule tumorali rispetto alle IgG.

Inoltre tramite studi svolti su modelli animali, si pensa che la maggiore affinità del legame delle IgE con i recettori Fc possa determinare una buona efficacia terapeutica. 

Le IgE inducono l’uccisione delle cellule cancerose attraverso meccanismi mediati da cellule immunitarie note come monociti e macrofagi.
Il primo passo per verificare questa ipotesi è stabilire se i farmaci IgE possono essere somministrati in modo sicuro all’uomo.

Per verificarne la sicurezza e per evitare possibili effetti indesiderati sono state previste delle procedure prima della somministrazione di MOv18 IgE:
  • In primo luogo, è stato effettuato un test cutaneo tramite una soluzione con all’interno l’anticorpo MOv18 IgE, con l’obiettivo di selezionare i pazienti con un minor rischio di reazioni allergiche. Infatti la reazione più comune è l’orticaria. Inoltre potrebbe causare l’attivazione di alcune cellule immunitarie, come mastociti e basofili, e ciò potrebbe portare a una reazione allergica che coinvolge l’intero organismo, nota come reazione anafilattica. Se il test cutaneo è positivo sono presenti pomfi e rossore.
  • In secondo luogo, è stato eseguito un test per valutare l’attivazione dei basofili nel sangue di ciascun paziente utilizzando IgE MOv18. Questo test è stato concepito per evitare di selezionare pazienti che potrebbero avere reazioni avverse.  
 
I ricercatori hanno osservato prove preliminari dell’attività antitumorale di MOv18 IgE in casi di carcinoma ovarico sieroso di alto grado, con un calo della molecola CA125 e una riduzione del tumore in una paziente con malattia resistente alla chemioterapia. Se questo risultato sarà confermato in un successivo sviluppo clinico, questo anticorpo potrebbe entrare a far parte del le future terapie per i tumori che esprimono il bersaglio contro cui è diretto MOv18 IgE.

È stato rilevato che sia l’attività antitumorale che gli eventi avversi si sono verificati a dosi molto più basse di quelle tipicamente osservate per gli anticorpi IgG e il profilo di sicurezza di MOv18 IgE è tollerabile.
Tutti i risultati permettono sia di generare una nuova classe di terapie antitumorali a base di anticorpi IgE sia di verificare il potenziale della terapia IgE per determinati tumori.

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